Calvizie e altre motivazioni per i trapianti di capelli
La maggior parte delle persone che si rivolgono alla soluzione chirurgico-estetica dell’autotrapianto è rappresentata da maschi adulti che soffrono di calvizie, e solo in minor misura da donne. La calvizie maschile è un fenomeno che, in Italia, colpisce più di otto milioni di uomini di età compresa fra venti e quarantacinque anni. Conosciuta dal punto medico con il termine di alopecia androgenetica, questo tipo di calvizie colpisce gli uomini e la predisposizione al fenomeno è genetica. Il fattore più importante che determina la perdita dei capelli è l’ormone maschile per eccellenza: il testosterone. Questo ormone steroideo viene prodotto principalmente dai testicoli (e in misura minore dalla corteccia surrenale) ed è trasportato dal circolo sanguigno: in questo modo entra a contatto con i follicoli (bulbi) che generano i capelli.
Nei soggetti geneticamente predisposti alla calvizie i bulbi sono sensibili in modo anomalo nei confronti del testosterone, ed il contatto con questo ormone causa la progressiva riduzione di funzionalità del follicolo che, con il passare del tempo, diviene sempre più debole e di dimensioni ridotte. Di conseguenza anche il capello prodotto dal bulbo diventa via via sempre più sottile, delicato e depigmentato, sino allo stadio finale rappresentato dall’atrofizzazione totale del follicolo: in questo ultimo stadio i capelli non crescono più. La calvizie maschile può iniziare anche a soli venti anni di età, ed è un fenomeno che compare come espressione del patrimonio genetico di una persona: non esistono, infatti, fattori esterni (alimentazione o stili di vita) in grado di rallentare o posticipare questo fenomeno.
La calvizie non colpisce solo gli uomini, ma può anche manifestarsi nelle donne. Questo fenomeno è molto più raro e colpisce in genere individui di sesso femminile di età superiore ai 35 anni. Il responsabile è il deidroepiandrosterone (DHEA) prodotto dalla corteccia surrenale, che agisce sul follicolo indebolendolo e inibendone la normale attività. Il risultato è lo stesso: la miniaturizzazione del bulbo determina la crescita di capelli sottili, deboli e destinati poco a poco a non crescere più.
L’autotrapianto di capelli può anche essere indicato in altri casi, come ad esempio la presenza di cicatrici dovute a lesioni, traumi o interventi chirurgici. Questo trapianto è anche scelto dalle persone che, in seguito al cambiamento di sesso, desiderano intervenire sulla linea di attaccatura dei capelli per ottenere un effetto finale ‘femminilizzante’.
Trapianti di capelli: cosa sono?
’autotrapianto di capelli è una tecnica di competenza medico-chirurgica che prevede l’impianto di capelli vivi prelevati direttamente dal paziente. Questa tecnica è profondamente diversa dagli altri tipi di trapianto come, ad esempio, l’integrazione di capelli o l’implantologia che prevedono, al contrario dell’autotrapianto, l’applicazione di protesi o capelli posticci che essendo inerti sono soggetti ai normali fenomeni di decadimento ed usura. Nell’autotrapianto i capelli utilizzati per rinfoltire la chioma sono invece vivi e vitali, ed i bulbi vengono prelevati dalla regione della nuca dove essi sono più folti, e soprattutto non sono sensibili alle influenze negative degli ormoni maschili.
I capelli crescono naturalmente aggregati in piccoli gruppi, detti unità follicolari; ciascuna di queste unità è costituita da un numero variabile di capelli (solitamente da uno a quattro), che si presentano avvolti da una sorta di guaina protettiva detta perifollicolo formata da fibre di collagene. I capelli che costituiscono le unità follicolari spuntano dalla cute emergendo da un unico canale, ed una volta raggiunta la superficie ciascuno di essi emerge singolarmente da un proprio orifizio. Il trapianto che rispetta questa naturale crescita è caratterizzato da una migliore percentuale di successo e da un risultato dall’aspetto armonioso ed omogeneo.
Sono numerose le tecniche chirurgiche di impianto di follicoli vitali. Ad esempio, l’autotrapianto monobulbare consiste nel prelievo dei bulbi che, grazie alla manipolazione al microscopio, vengono isolati e possono essere trapiantati singolarmente. In questo modo il risultato ottenuto è assolutamente naturale, poiché i capelli vengono disposti sulla zona interessata dalla calvizie proprio secondo una distribuzione omogenea con le caratteristiche del soggetto. Uno dei problemi principali legati al trapianto di capelli era soprattutto, negli anni passati, il cosiddetto “effetto bambola” che vedeva la presenza di ciuffi evidenti; grazie alle moderne tecniche (a patto che siano eseguite da professionisti), questo esito è ormai un ricordo.
L’autotrapianto di capelli è un intervento assolutamente indolore che viene effettuato in anestesia locale. Questa anestesia non compromette le capacità di veglia del paziente, che solo dopo qualche ora (esattamente come accade con un’anestesia dentistica) riacquista la piena sensibilità della zona interessata.
L’autotrapianto può essere eseguito in qualsiasi periodo dell’anno, dal momento che la stagionalità è del tutto ininfluente sull’esito finale dell’operazione. Anche per quanto riguarda l’età adatta per effettuare l’intervento non vi è alcuna restrizione, anche se va ricordato che trattandosi di una modificazione radicale del proprio aspetto il paziente deve essere al cento per cento motivato e consapevole. Solitamente si consiglia di attendere almeno il compimento del venticinquesimo anno di età, ed è indispensabile un approccio di tipo psicologico per essere certi delle motivazioni del paziente.
Gli interventi di autotrapianto di capelli sono sconsigliati per coloro che soffrono di patologie rilevanti, come ad esempio gravi cardiopatie oppure diabete insulinodipendente.
Pianificare l’intervento
Al momento della pianificazione dell’autotrapianto è importante che al paziente vengano fornite tutte le informazioni relative alle modalità di intervento ed al risultato finale che si può ottenere. Spesso, infatti, le aspettative del paziente sono di gran lunga troppo ottimistiche e tocca al chirurgo fare il punto della situazione ed esprimersi in modo obiettivo sui risultati raggiungibili. Non bisogna infatti dimenticare che il materiale di partenza per l’autotrapianto è rappresentato dai bulbi vivi prelevati dalla nuca del paziente, e che non è possibile sfoltire eccessivamente questa zona di prelievo pensando di poter rimediare a calvizie estese su ampie superfici del cranio. Un punto piuttosto controverso è rappresentato anche dalle zone dove effettuare l’impianto: per alcuni pazienti si può solo consigliare solo un intervento di ripristino limitato alla zona frontale, mentre nei casi più rosei è possibile rinfoltire o addirittura riempire i vuoti creati dalla calvizie sulla zona superiore della testa.
È bene ricordare che i bulbi prelevati, anche se cambiati di collocazione, possiedono le medesime aspettative di vita rispetto a quando si trovavano altrove: perciò è normale che anche i capelli autotrapiantati vadano incontro ai naturali fenomeni di invecchiamento e ingrigimento. Molto più importante è il fatto che i capelli trapiantati possono avere una durata “biologica” superiore a quelli circostanti e, con il passare degli anni, i primi possono sopravvivere ai capelli originari di quella zona. Ciò può portare in futuro ad antiestetici diradamenti, perciò il medico deve essere ben consapevole della tipologia di trattamento da effettuare.
Nella fase di pianificazione dell’intervento di autotrapianto è necessario tenere in considerazione anche altri importanti fattori come l’età del soggetto, le sue aspettative ed il numero di interventi che si è disposti a sostenere. Questo punto è molto importante, dal momento che l’autotrapianto è una tecnica piuttosto costosa e che il progressivo aumento del numero degli interventi fa inevitabilmente lievitare il costo finale. Solitamente nell’ambito di ciascun intervento di trapianto è possibile impiantare dalle 1500 alle 2500 unità follicolari, mentre più raramente si raggiungono le 3000-4000. Anche se questi numeri sono teoricamente raggiungibili, si preferisce effettuare più sedute da meno impianti ciascuna al fine di garantire un migliore risultato finale.
Qualora fosse necessario intervenire sulla zona frontale del cranio la delineazione dell’attaccatura dei capelli è di fondamentale importanza. Lo specialista che pianifica la disposizione della prima linea di capelli deve possedere un certo buon senso (estetico e non solo) per adeguare il trapianto alla fisionomia del paziente, alla sua età ed alle sue richieste. Può infatti accadere che un intervento mal pianificato possa portare a risultati pessimi, con attaccature dei capelli eccessivamente basse oppure con riempimenti delle stempiature innaturali.
Il successo finale di un autotrapianto di capelli è da ascrivere ad un’ampia gamma di fattori. Oltre alla perizia con la quale viene svolto l’intervento, infatti, i capelli fini tendono a dare un risultato migliore rispetto a quelli spessi, e quelli ricci rispetto a quelli lisci. Solitamente, inoltre, i capelli chiari portano a migliori esiti finali rispetto a quelli scuri.
In fase pre-operatoria è possibile che vengano richiesti a scopo precauzionale (anche se non strettamente necessari ai fini dell’intervento) esami di routine come ad esempio marker di epatite B, epatite C e virus dell’HIV, transaminasi, emocromo, esami di coagulazione ed elettrocardiogramma (ECG). Il paziente è inoltre tenuto a comunicare al proprio chirurgo quali farmaci sta eventualmente assumendo in quel periodo, al fine di poter determinare interazioni con i prodotti utilizzati durante l’intervento e non avere problemi con il sanguinamento. È bene inoltre mettere al corrente il personale medico di eventuali allergie nei confronti di principi attivi o del lattice.
La fase del prelievo
Il prelievo dei capelli da destinare all’autotrapianto può avvenire secondo diverse modalità; le più diffuse sono senza dubbio le tecniche racchiuse sotto la denominazione “Fue” e “Strip”.
Le tecniche “Strip” prevedono il prelievo di una striscia di pelle dalla regione occipitale del cranio (sopra alla nuca), dove i capelli sono sempre sani e vitali. Questa striscia viene prelevata con una operazione di breve durata che in genere non supera i 20 minuti. I bulbi inseriti su questa striscia di cuoio capelluto vengono poi sezionati al microscopio e resi disponibili per il successivo trapianto nella quantità prevista. In seguito a questo piccolo intervento il paziente accuserà una sensazione di leggero fastidio e tensione cutanea, che in breve tempo scompare. La cicatrice che rimane dopo il prelievo è sottile e viene normalmente ricoperta dalla naturale ricrescita dei capelli.
Le tecniche “Fue” rappresentano un passo avanti rispetto alla precedente tipologia, poiché prevedono l’utilizzo di particolari strumenti chirurgici in grado di selezionare i bulbi singoli già durante la fase di prelievo. Queste tecniche richiedono un certo grado di perizia e competenza, e può accadere che in realtà non vengano esattamente prelevati singole unità, ma piuttosto piccoli raggruppamenti di follicoli. Si tratta comunque di una tecnica meno invasiva e più rispettosa del paziente, che comporta una cicatrizzazione rapida ed indolore.
La fase del trapianto
Prima del trapianto, il giorno stesso dell’intervento vengono scattate al paziente le classiche fotografie preoperatorie che serviranno ad evidenziare i risultati finali.
A seconda delle tecniche utilizzate, la fase di trapianto può svolgersi secondo diverse modalità. Ad esempio per le tecniche “Strip” nella sua accezione classica (e anche per alcune tecniche “Fue”) la zona oggetto di trapianto deve essere preparata mediante l’effettuazione di microincisioni destinate ad ospitare le unità follicolari ottenute mediante il prelievo ed il successivo sezionamento. Tali incisioni devono essere eseguite in modo preciso, e disposte secondo la disponibilità di unità follicolari da trapiantare. È importante che durante questa fase le microincisioni siano rispettose della dimensione dei bulbi e del loro orientamento, e che la loro disposizione sia casuale somigliante a quella naturale. In caso di interventi di rinfoltimento solitamente si rende necessario il trapianto di circa 1000-1500 bulbi, mentre per calvizie estese si possono innestare sino a 4000 o 5000 bulbi.
Nel caso delle tecniche “Fue”, invece, non si ricorre alle microincisioni ma le unità follicolari vengono direttamente trapiantate grazie a particolari siringhe. Ciascuna unità viene caricata nella siringa e “iniettata” nella cute del paziente in modo rapido e preciso.
Gli interventi di trapianto vengono eseguiti in regime di day hospital, e la loro durata varia a seconda della tecnica utilizzata. Solitamente le tecniche “Strip” sono quelle meno impegnative, ed ogni sessione dura circa tre ore; i tempi si dilatano per le sedute “Fue”, che possono durare dalle quattro alle sei ore. A seconda dei risultati pianificati e delle caratteristiche del paziente possono essere necessarie da una a quattro sedute successive per il completamento dell’intervento.
La fase del post-intervento
Solitamente in seguito all’autotrapianto non vi è alcuna necessità di provvedere al bendaggio dell’area interessata, ad eccezione di alcuni rari casi nei quali il chirurgo può suggerire l’utilizzo di una medicazione protettiva per favorire i processi di cicatrizzazione. Per alcuni giorni in seguito al trapianto è normale osservare un lieve arrossamento della zona interessata dall’infoltimento, e la formazione di piccole crosticine in corrispondenza dei punti di trapianto.
Già il giorno successivo al trapianto il paziente è perfettamente in grado di riprendere la sua vita di tutti i giorni, osservando però alcune precauzioni. È bene proteggere la zona trapiantata da sole, vento e polvere con un copricapo, mentre si sconsiglia di effettuare attività in grado di causare potenziali lesioni al cuoio capelluto come, ad esempio, sporti di contatto (calcio, arti marziali…). Queste precauzioni possono essere sospese già dopo una decina di giorni, quando la cicatrizzazione delle microferite sarà completa.
Se le operazioni di prelievo sono state eseguite con perizia e professionalità, le cicatrici sono ridotte e praticamente invisibili. Nel caso delle tecniche “Strip” rimane solo una sottile cicatrice sulla superficie del cuoio capelluto in corrispondenza dell’area dove è stato effettuato il taglio. I residui cicatriziali dovuti al prelievo con tecniche “Fue” sono ancor meno visibili e praticamente inesistenti date le ridottissime estensioni delle unità di prelievo.
Un autotrapianto eseguito in modo corretto si traduce nella presenza di una chioma dall’aspetto e dalla crescita assolutamente naturali. I capelli trapiantati sono sani e vitali e possono essere senza alcun problema lavati, tagliati, tinti o messi in piega secondo le proprie abitudini. Prima di osservare una crescita dei capelli autotrapiantati solitamente bisogna attendere un periodo di tempo variabile fra tre e sei mesi.
Siti internet da consultare
Ecco alcuni siti di aziende e professionisti che si occupano dell’autotrapianto di capelli:
Chirurgia estetica capelli
http://www.chirurgiaesteticacapelli.it/trapianto_di_capelli/9/Autotrapianto-di-Capelli.html
Tricomedit
http://www.tricomedit.it/web/trapianti_001-autotrapianto-informazioni-generali.cfm
Dermes
http://www.dermes.it/autotrapianto-capelli-fue/
Auto trapianto
http://www.autotrapianto.info/
Chirurgia della calvizie
http://www.chirurgiadellacalvizie.it/