Negli sportivi quali calciatori, giocatori di squash e in tutti coloro che usano particolarmente e maggiormente gli arti inferiori sollecitandoli di continuo la pubalgia può diventare cronica, per cui l’esercizio fisico determina una degenerazione delle inserzioni tendinee che provoca una serie di sintomi diversi, dal semplice fastidio temporaneo che si può verificare durante l’allenamento fino a un dolore intenso e profondo che può risultare anche invalidante per l’atleta, impedendogli di svolgere qualsiasi tipo di attività fisica, anche una semplice camminata.
Quali sono i sintomi della pubalgia?
Dolori sordi e lancinanti sono i principali sintomi che si presentano in maniera costante dopo intensi sforzi fisici e che dovrebbero subito far pensare a un incipit di pubalgia. Questi dolori coinvolgono la parte pubica e addominale, la zona interna delle cosce e a volte anche la zona scrotale e retropubica tanto da causare una sensazione di non svuotamento della vescica. Durante la fase iniziale, la pubalgia risulta molto leggera e si avverte dolore solo al risveglio o appena iniziato il riscaldamento, ma quasi subito il dolore o il bruciore si attenua.
Proprio per questo, pensando che si tratti di un dolore temporaneo, l’atleta preferisce continuare l’allenamento, invece bisognerebbe capire la causa del dolore improvviso per trovare una soluzione prima che possa peggiorare. Nei casi più gravi, infatti, questa infiammazione porta un dolore continuo e intenso e fitte atroci che impediscono qualsiasi funzionalità.
Come riconoscere la pubalgia
Se le fitte di dolore diventano sempre più acute e camminare o svolgere qualsiasi attività diventa quasi impossibile, è necessario recarsi subito dal medico per ottenere una diagnosi precisa. In genere i sintomi tipici che portano a pensare alla pubalgia appartengono a tre tipi di sindromi: se si tratta di tendinopatia inserzionale, i muscoli addominali e adduttori saranno afflitti da microtraumi e il dolore sarà causato da sinfisi pubica; se i microtraumi riguardano solo i muscoli adduttori che, allungandosi, creano uno scompenso a livello del bacino e della sinfisi pubica, allora ci si troverà davanti a una sindrome sifisiaria, mentre se sono coinvolti anche il muscolo pettineo e piramidale si avrà la sindrome della guaina del retto addominale, meglio nota come sindrome del calciatore.
Quindi, la pubalgia può interessare tendinopatie inserzionali, il canale inguinale e la parete addominale e provocare compressione nervosa, lesioni al muscolo ileo-psoas, fratture o lesioni della sinfisi pubica, o della testa del femore.
Cosa provoca la pubalgia: cause
A oggi sono distinguibili ben 72 cause che provocano la pubalgia e che riguardano una vasta gamma di problemi muscolari, ossei, sistemici, nervosi, e problematiche croniche e degenerative. In generale esistono delle cause intrinseche ed estrinseche: le prime dipendono dalla struttura ossea e muscolare che caratterizza ogni singolo soggetto, per esempio se si è affetti da lombalgia, da asimmetria degli arti inferiori, o da debolezza degli addominali, mentre le seconde dipendono da allenamenti eseguiti male, come quelli fai da te o svolti usando accessori o attrezzi inadatti.
Non tutti sanno, invece, che la pubalgia può essere legata anche all’articolazione temporo-mandibolare, dalla masticazione e dalla postura, tanto che una mal occlusione può provocare tensioni ai muscoli masticatori, di cui risente anche la cervicale e il sistema posturale. Anche la lassità della sinfisi pubica caratteristica delle donne incinta può indurre allo sviluppo della pubalgia.
Come curare la pubalgia
La prima cosa da fare quando si è sicuri di avere la pubalgia è riposare: negli atleti a livello agonistico questo riposo può arrivare a corrispondere a quattro mesi di fermo. Altro rimedio è quello della crioterapia che allevia il dolore, ma davvero fondamentale è il lavoro del fisioterapista e del massoterapista che, attraverso specifici massaggi, aiutano a uscire dalla fase acuta dell’infiammazione. Proprio per velocizzare la guarigione, il medico prescrive anche dei farmaci analgesici, miorilassanti, antinfiammatori, corticosteroidi oltre alle terapie fisiche.
Si può, però, anche ricorrere a rimedi alternativi e più naturali come l’agopuntura, la riflessologia plantare o la riflessologia Reflessage, che agisce sui meridiani per favorire il recupero senza causare eventuali conseguenze collaterali.
Quali esercizi svolgere?
Quando la pubalgia non si placa con le cure farmacologiche e le diverse terapie fisiche raccomandate, è preferibile iniziare a svolgere degli esercizi che consentano il recupero funzionale della zona tramite attività fisica. Si tratta di eseguire alcuni esercizi per creare un nuovo equilibrio fisico ed eliminare e prevenire la pubalgia.
Per far ciò bisogna concentrarsi sull’allungamento dei muscoli posteriori e dei muscoli adduttori, svolgere esercizi di stretching e un allenamento propriocettivo, partendo dalle posizioni statiche fino a giungere a quelle dinamiche, inoltre bisogna rinforzare gli addominali e i muscoli retroversori del bacino, lavorare sugli adduttori e sul riequilibrio dei muscoli delle gambe, e migliorare la coordinazione muscolare riprogrammando gli schemi motori sbagliati.
Come prevenire la pubalgia
Oltre che sempre più diffusa, la pubalgia diventa sempre più una malattia cronica per questo è molto importante fare prevenzione: bisogna prestare attenzione all’allenamento fai da te e alla qualità degli esercizi che si svolgono, e se necessario rivolgersi a uno specialista in Scienze motorie che saprà consigliare eventuali correzioni laddove necessario.
Un allenamento scorretto, infatti, è la prima e più frequente causa di pubalgia.
Faccio l’autista bus, spesso mi viene dolore su inguine destro alto, e gira intorno al gluteo destro centrale superiore e poi scende la gamba sempre destra sia anteriore. Posteriore e laterale, da cosa dipende e la causa, e come meglio risolvere grazie!
Come tutti i problemi muscolari o correlati è impossibile dare indicazioni a distanza. Solo un medico o un fisioterapista, dopo visita, può esprimere un parere con qualche fondamento. Probabile che sia legato alla postura di guida, la gamba che tiene l’acceleratore.