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Per questo, quando si verificano dei problemi alle orecchie, non bisogna mai sottovalutarne l’entità. Anche quel fastidioso fischio nell’orecchio può essere sintomo di qualcosa di più grave ed è bene recarsi dal proprio dottore o dall’otorino per capire da cosa possa derivare.

Quando si parla di infezioni, poi, occorre prestare ancora più attenzione. Le otiti trascurate, infatti, possono portare per esempio alla labirintite, infiammazione dell’orecchio interno che causa problemi all’equilibrio; in casi peggiori invece possono interessare le membrane che rivestono il cervello trasformandosi in meningite o in encefalite.

L’otite è un’infezione che interessa l’orecchio medio, quella parte dell’orecchio che ha il ruolo di trasmettere i suoni provenienti dall’esterno al nostro cervello.

È una malattia tipica dell’infanzia, soprattutto tra i bambini tra i 6 e i 24 mesi di età ma è molto comune anche tra i bambini in età prescolare. Questo è dovuto al fatto che le difese immunitarie dei bambini non sono ancora del tutto efficienti, senza contare che la tromba di Eustachio dei bambini piccoli ha delle caratteristiche tali che li rende più soggetti al rischio di infezioni.

Le cause dell’otite sono principalmente di natura infettiva, infatti, è quindi la conseguenza dell’attacco di virus o batteri e spesso si manifesta in seguito ad un’infezione delle vie respiratorie.

I suoi sintomi possono essere distinti in specifici e aspecifici. I sintomi specifici sono quelli che coinvolgono direttamente l’orecchio, come dolore e abbassamento dell’udito. Quelli aspecifici, invece, includono nausea, irritabilità, perdita dell’appetito e, in alcuni casi, anche vomito e febbre.

I sintomi però non bastano ad accertare la presenza dell’otite, per diagnosticarla a tutti gli effetti occorre utilizzare uno strumento, chiamato otoscopio, che il medico usa per esaminare l’orecchio per trovare i segni di un’eventuale infiammazione del condotto uditivo.

La terapia andrà in base alla causa scatenante dell’otite: se la causa è di tipo batterico possono essere prescritti degli antibiotici, se l’otite è associata ad un raffreddore allora i decongestionanti nasali, se è la conseguenza di disturbi allergici gli antistaminici, e così via. Nella maggior parte dei casi, comunque, l’otite si risolve spontaneamente o con le terapie mediche prescritte.

Se i disturbi non dovessero diminuire o cessare con la cura, in caso di dubbio o di complicanze, il medico può decidere di sottoporre il paziente ad altri test, quali:

  • Timpanometria, un esame che consiste nel misurare la reazione del timpano al variare della pressione dell’aria. Questo test è utile ad individuare un’eventuale presenza di liquido dell’orecchio medio, una perforazione del timpano o altri problemi derivanti dalla tuba di Eustachio.
  • Audiometria, un test che serve a valutare la capacità uditiva della persona.

Come già accennato in precedenza, di norma le otiti tendono a risolversi da sole. In caso particolari, però, il quadro clinico può degenerare causando:

  • Una grave compressione della capacità uditiva che può causare addirittura danni permanenti al timpano;
  • Nei bambini, in casi molto rari, un ritardo dello sviluppo che deriva dalla temporanea o definitiva compressione dell’udito in età neonatale;
  • La diffusione dell’infezione in zone vicine all’orecchio, andando ad attaccare le cellule ed i tessuti circostanti. Tra le possibili complicanze dell’otite infatti troviamo la mastoidite.

È molto importante, perciò, cercare di prevenire questa malattia, soprattutto di prevenirne la recidività dei soggetti linfatici e cioè predisposti.

Il modo migliore per prevenire l’otite è sicuramente quella di vaccinare i bambini. Soprattutto la vaccinazione contro lo pneumococco ha ridotto le otiti medie scatenate da questo germe del 30% mentre le otiti in generale del 7%.

Anche il vaccino antinfluenzale è molto utile sotto questo punto di vista in quanto l’otite è spesso la conseguenza di patologie come la polmonite, così come il vaccino contro la meningite e quello contro la setticemia.

La prevenzione, tuttavia, può essere effettuata anche adottando alcune buone pratiche soprattutto in relazione ai bambini che rientrano nella fascia di età più a rischio di otite e cioè quelli tra i 6 e i 24 mesi di età.

Tra queste possiamo citare, per esempio, quella di evitare di esporre i bambini al fumo di sigaretta in quanto, anche se passivo, favorisce le infezioni soprattutto tra i soggetti predisposti.

Anche per quanto riguarda l’alimentazione, è possibile prevenire l’otite stando attenti a ciò che si mangia. Per esempio, i soggetti linfatici dovrebbero evitare l’assunzione di latte vaccino e derivati, considerando che aumentano la produzione di catarro e tendono a dare ipertrofia dei tessuti linfatici.

A tale scopo è possibile sostituire il latte vaccino con uno di origine vegetale come per esempio il latte di soia, di riso, di mandorle, di avena, di orzo, ecc.

Per quanto riguarda i bambini soprattutto molto piccoli, l’otite è strettamente legata all’allattamento artificiale precoce. Al contrario, l’allattamento al seno prolungano, fino almeno ai sei mesi, ha un effetto protettivo nei confronti del bambino, soprattutto se la madre evita l’assunzione di cibi a cui è allergica sia durante la gravidanza che durante l’allattamento.

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