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legge 40

La legge 40: le sentenze dal 2004 al 2008

La storia della legge 40 vede una delle sue tappe decisive nel 2004, anno in cui il Tribunale di Cagliari da il permesso ad una riduzione embronaria per possibili rischi alla donna che ne aveva avanzato la richiesta. Dopo tre anni è sempre il tribunale di Cagliari che da il permesso di effettuare una diagnosi preimpianto finalizzata a conoscere ed analizzare la salute dell’embrione. La stessa decisione, poco tempo dopo, viene presa anche dal Tribunale di Firenze ma,  nel 2008, il Tar del Lazio, decide di eliminare una parte importante della legge che ammetteva come unica possibilità di indagine quella ‘osservazionale’, cioè quella fatta senza effettuare l’autopsia. Le vicende della legge 40, però, non finiscono qui. Successivamente alla sentenza del Tar del Lazio, infatti, la ministra Livia Turco emana delle nuove linee guida per l’applicazione della legge 40 ma, ad intervenire, è ancora una volta il Tar del Lazio che parla di legittimità costituzionale della legge nella parte in cui stabilisce il limite di fecondazione con tre ovociti e l’obbligo di impianto contemporaneo.  Questo incidente, seguito anche da altri due messi in evidenza dal Tribunale di Firenze, fa sì che nel 2009 la Corte Costituzionale cancelli il limite dei tre ovociti e l’obbligo di un unico impianto, dichiarandole norme incostituzionali. Attraverso questa sentenza a tutti gli effetti viene sancita la possibilità che gli embrioni in eccesso possano essere crioconservati.

Legge 40: dal 2012 alle imposizione della corte europea

Nel 2012, la situazione della legge 40 è tornata a cambiare. In particolare, la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato lo stato italiano per la violazione dell’articolo 8 della carta europea dei diritti dell’uomo, in quanto viene considerato un atto discriminatorio quello che esclude le coppie fertili dalla diagnosi preimpianto. Dopo questi interventi, la diagnosi preimpianto, può essere eseguita in Italia in tutti i centri autorizzati alla fecondazione assistita. In molti casi, però i centri pubblici none seguono ancora la diagnosi preimpianto. Ecco perché il Tribunale di Cagliari è tornato ad intervenire sulla legge 40, disponendo l’apertura di una struttura pubblica finalizzata ad assicurare la diagnosi preimpianto e l’analisi genetica a tutte le coppie che ne avessero fatto richiesta perché portatrici possibili di una malattia genetica trasmissibile. Dopo questa vicenda, la corte di Strasburgo ha respinto il ricordo dell’Italia e ha obbligato il nostro paese ad adeguarsi alla carta europea dei diritti dell’uomo. Con l’intervento della Corte Costutizionale, quindi, la diagnosi preimpianto è diventata possibile per tutte le strutture abilitate alla procreazione medica assistita. Alla Corte Cosituzionale, poim, sono seguite le sentenze del Tribunale di Bologna nel 2009 e quello di Salerno nel 2010 che hanno aperto nuove possibilità anche per le coppie fertili, ma solo per quelle che presentano un ricorso. Mentre, infatti, la legge 40 esclude la fecondazione assistita, pe coppie fertili, anche se portatrici di difetti genetici trasmissibili, hanno la possibilità di vedersi equiparata la diagnosi preimpianto anticipando, di fatto, gli accertamenti che probabilmente sarebbero stati eseguiti durante la gravidanza.

In sostanza, la legge in vigore nel 2004 consentiva il ricorso alla fecondazione assistita per tutte le coppie che erano maggiorenni e che fossero almeno coniugate o conviventi. Le coppie portatrici di un difetto genetico, però, non potevano accedere alla fecondazione assistita ma solo quelle che erano affette da infertilità scientificamente accertata. Con la legge del 2004, poi, non erano consentiti gli interventi di fecondazione eterologa, cioè fatti con donazioni e semi che fossero di derivazione diversa da quella della coppia. Ogni ciclo di trattamento non poteva produrre più di tre embrioni. Inoltre, tutti gli embrioni impiantati andavano prodotti contemporaneamente. Nel 2004, poi, era vietata la crioconservazione degli embrioni ed era anche proibito farli esaminare e selezionarne alcuni. Oggi, invece, si può produrre un numero superiore a tre embrioni ma questi non si possono impiantare tutti contemporaneamente nell’utero né si possono crioconservare quelli impiantati.

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