La tintura: amica di bellezza, nemica in gravidanza
In gravidanza si sa che la vita di una donna cambia. La futura mamma, infatti, inizia a percepire in modo diverso la propria quotidianità dovendo pensare anche alla vita che le cresce dentro, e non può più lasciarsi andare ai piccoli bagordi di un tempo, ma deve agire di conseguenza per il bene del proprio organismo e di quello del bambino. Molte sono dunque le attenzioni a cui deve badare fin da subito: dall’alimentazione allo sport ai vestiti, tutto cambia in funzione del nascituro, e anche prendersi cura del proprio corpo e della propria bellezza può nascondere dei vantaggi e degli svantaggi legati alla propria condizione di gestante.
Un dilemma che attanaglia da sempre le donne incinte è la questione della tinta per capelli: è possibile continuare a usare la tinta anche durante la gravidanza? Proprio perché viene raccomandata attenzione e perché viene detto alla mamma che tutto ciò che passa attraverso la cute arriva al bambino, molte donne hanno timore che la tintura per capelli possa risultare nociva alla salute del feto. Molti e diversi sono gli atteggiamenti delle future mamme in merito a tale questione: c’è chi rinuncia completamente a tingersi i capelli per tutti i nove mesi della gestazione e chi invece che non può proprio rinunciarvi. È davvero così pericolosa la tintura per capelli per il feto?
Bambino e tintura per capelli
Partiamo dal fatto che le tinte per capelli in genere contengono ammoniaca, una sostanza vivamente sconsigliata, che potrebbe facilmente arrivare al feto attraverso il contatto con la cute. Per questo motivo si consiglia caldamente di non maneggiarla né di sottoporsi a trattamento che prevedano l’uso di prodotti a base di ammoniaca. Fortunatamente le mamme che non riescono a rinunciare alla tinta, oggi possono facilmente trovare delle valide alternative che non danneggino né il proprio organismo né quello del feto. Grazie all’uso di tinte a base di coloranti naturali infatti, che risultano essere prive di sostanze chimiche quali l’ammoniaca o la resorcina, qualsiasi donna in dolce attesa potrà effettuare una tintura per capelli in tutta sicurezza. La tintura all’henné, per esempio, è innocua e priva quindi di effetti collaterali, inoltre si può facilmente trovare in erboristeria e può essere applicata direttamente dalla diretta interessata.
Poiché durante i nove mesi di gravidanza si avrà in genere bisogno di andare dal parrucchiere tre o quattro volte, il professionista può prestare maggiore attenzione allo stato interessante della cliente e usare un tipo di tintura che non leda e arrechi danni alla futura mamma o al feto. Diciamo che di solito, per un’eccessiva precauzione, si consiglia di non ricorrere alla tintura per capelli almeno nel primo trimestre di gravidanza perché sono proprio quelli i mesi principali in cui si forma l’embrione.
Anche quando ci si reca dal parrucchiere, però, bisogna chiarire di voler usare un tipo di colorazione che sia priva di qualsiasi sostanza chimica. Di sicuro per un professionista, non sarà un problema accontentare la propria cliente.
Chi invece preferisce la tinta fai da te, è bene che scelga solo prodotti di aziende cosmetiche note e che riportino sull’etichetta tutte le sostanze contenute nella tintura. Anche le tinte vegetali, come l’henné, rappresentano una valida alternativa alle tinture tradizionali. Oppure si potrebbe anche ricorrere ai colpi di sole: rispetto alle tinture tradizionali infatti, i colpi di sole non vengono applicati sulla cute ma direttamente sul fusto del capello, ciò significa che in realtà il bulbo pilifero non viene proprio toccato. Quindi in questo caso, nessun contatto con la pelle e di conseguenza nessun problema di assorbimento cutaneo delle sostanze. La permanente invece è un tipo di trattamento altamente sconsigliato durante la gravidanza perché è molto stressante per il capello, così come vengono sconsigliate anche le famose stirature alla brasiliana o alla cheratina, perché i prodotti usati in questo caso rilasciano sostanze a base di formaldeide, un composto cancerogeno.