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L’anoressia non è solo voglia di dimagrire

L’anoressia insieme con la bulimia, rientra nei cosiddetti disturbi del comportamento alimentare, che consistono nel rifiuto del cibo e nella paura ossessiva di ingrassare. Normalmente colpisce circa il 2% delle donne tra i 12 e i 20 anni. Purtroppo, sempre più spesso, si tende a confondere l’anoressia con la voglia di dimagrire, ma in realtà non è la stessa cosa. Infatti l’anoressia è una vera e propria malattia e non un sintomo dell’ossessione della dieta. Dietro il desiderio di non mangiare e di non ingrassare esiste un vero disagio, che sfocia in una malattia insidiosa, pericolosa, difficile da diagnosticare e curare. Infatti il vero problema legato all’anoressia è la ferma convinzione del soggetto a non voler mangiare; pertanto oltre all’alimentazione forzata, non esistono altri metodi efficaci, ne farmaci idonei.

Ma come ha origine l’anoressia? Diciamo subito che essa non è una malattia della modernità ma è piuttosto antica; si ipotizza che già nel medioevo, le donne mistiche ne fossero affette, in quanto portate al digiuno: una forma di anoressia ispirata alla spiritualità, dove si rinnegava il corpo a vantaggio dello spirito. Ma sembra anche che l’anoressia abbia qualche legame con la sessualità, infatti il soggetto anoressico, così come rifiuta il cibo, manifesta lo stesso rifiuto anche nel suo ruolo sessuale.

Cause e sintomi

Le cause dell’anoressia si possono riscontrare in due diverse situazioni: nella prima infanzia oppure durante l’adolescenza. Ciò significa che per uscire dall’anoressia è necessario indagare in questi due campi, che sono strettamente legati all’ambiente familiare della persona anoressica. Sebbene l’anoressia è una malattia che colpisce il corpo, in realtà le sue radici sono essenzialmente psicologiche. L’anoressica massacra e distrugge il proprio corpo, fino al punto di rinnegarlo; il tutto è strettamente correlato ad un disagio psichico.  Per uscire dall’anoressia, bisogna innanzitutto interpretare il disagio mentale che vive l’anoressica, la quale rifiuta la sua femminilità, rifiuta il fatto di diventare donna e inconsciamente, distrugge il proprio corpo (riducendolo a pelle ed ossa) per non attirare l’ammirazione degli uomini. La vera difficoltà che si riscontra nell’uscire dall’anoressia, è che queste persone non ammettono di soffrirne e pur sapendo quello che fanno, manifestano una palese volontà di dimagrimento. Non odiano il cibo e non hanno un cattivo rapporto con esso; anzi spesso cucinano per gli altri ma non sentono il desiderio di cibarsi. Inoltre, per le anoressiche, cibarsi è un sinonimo di degrado e questo pensiero le rende ancora più ostili verso il cibo stesso.

Interpretare il disturbo

In definitiva per uscire dall’anoressia è necessario interpretare e comprendere cosa c’è dietro tale disturbo, quindi nel rapporto fra l’anoressica-bambina ed il suo ambiente di vita. Seppur gli studi sulla genesi della malattia, sono ancora oggi contrastanti, è pur vero che, il disturbo corporeo delle anoressiche pare essere legato alla figura materna ed esattamente alla mancanza di affetto e tenerezza da parte della madre, che ha cresciuto la figlia come un oggetto-bambola, piuttosto che come una persona dotata di autonomia.  La bambina non si sente accettata dalla madre e non riesce ad entrare nel mondo femminile; pertanto accumulerà insicurezza, ansia e angoscia nei confronti di un mondo che non la vuole e quando arriverà all’adolescenza sarà lei stessa a rifiutare di farne parte. L’unico modo per non entrare nel “clan femminile” è distruggere quel corpo che intanto acquista le sembianze di donna.

Se davvero si vuole uscire dall’anoressia bisogna chiedere aiuto, in quanto il percorso è lungo e doloroso.  Non bisogna aver paura di ammettere di essere malati, perché è proprio l’ammissione della malattia il primo vero segnale positivo per uscire dall’anoressia. La terapia da intraprendere sarà sicuramente di tipo psicologico, incentrata sia sull’ambiente familiare che sociale; è fondamentale la disponibilità a collaborare da parte dei genitori, in particolare della madre. In alcuni casi è richiesto il ricovero in ospedale, necessario per avviare il processo nutritivo e per aiutare l’anoressica a riacquistare il peso.

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