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Da quanto appena detto, è possibile affermare che la bulimia è una modalità estrema per trovare risposta all’insaziabile “fame d’amore” che il soggetto ha dentro sé stesso. In questo si differenza fortemente con le altre forme patologiche di disturbi alimentari, in quanto il soggetto bulimico ha una forte carica emotiva che tuttavia, le persone che lo circondano, non riescono a vedere. Pertanto, convinto che nessuno lo possa capire, il bulimico si isola da tutti e chiude ogni forma di comunicazione con il mondo circostante.

Il cibo, diventa quindi l’unico interlocutore esterno, l’unico mezzo capace di “saziare” i suoi vuoti interiori senza ne tradirlo, ne giudicarlo. Attraverso il cibo, il bulimico riesce a colmare il suo vuoto interiore e la sua solitudine. Inoltre il cibo rappresenta “una cosa” che in quel momento serve, ma che poi va eliminata da sé. Infatti subito dopo l’abbuffata, il soggetto bulimico sperimenta un forte senso di colpa e pertanto mette in atto la classica dinamica “pieno-vuoto” della bulimia. Prima il cibo viene divorato e poi viene eliminato provocandosi il vomito. Ma questa è solo uno degli effetti della bulimia, che possiamo invece distinguere in fisici e psichici.

Effetti della bulimia

La bulimia, si basa su 3 tipi di comportamento che il soggetto mette costantemente in atto:

  1. incontenibile spinta a mangiare in maniera esagerata;
  2. timore morboso di ingrassare;
  3. messa in atto di comportamenti per limitare poi l’eccessivo peso.

Pertanto le altre conseguenze della bulimia sono proprio da riscontrarsi in questi comportamenti, ovvero nel bisogno di colmare i propri vuoti e nella paura di ingrassare perché, se nell’anoressia, i soggetti sono magri e si vedono grassi, qui abbiamo a che fare con persone solitamente normopeso che, oltre al vomito sono soliti assumere anche lassativi e diuretici per poter eliminare qualsiasi traccia di cibo ingerito. Ed è ovvio immaginare che le conseguenze della bulimia, derivanti da tale comportamenti, sono :

  • squilibrio di sodio e potassio nell’organismo dovuto al vomito continuo e ai farmaci assunti che in dosi elevate potrebbero anche portare tachicardia, aritmie cardiache e morte del soggetto.
  • problemi di pelle e caduta dei capelli, dovuta proprio allo scompenso dell’equilibrio elettrolitico dell’organismo;
  • nelle donne è sovente un’irregolarità del ciclo mestruale;
  • viso gonfio a causa dei continui sforzi di vomito;
  • carie dentali dovute alla presenza degli acidi corrosivi nella bocca, dovuti al vomito
  • disturbi dell’apparato gastrico ed oro faringeo dovuti al vomito indotto.

Conseguenze psicologiche della bulimia

Oltre alle conseguenze della bulimia di tipo fisico, che abbiamo appena elencato, esistono anche delle conseguenze psicologiche. Iniziamo col dire che la bulimia è un disturbo dell’alimentazione di tipo ossessivo-compulsivo, caratterizzato dalla ripetizione di un certo comportamento, ovvero mangiare e vomitare, in maniera più o meno costante. Tale meccanismo incide non solo sul corpo ma anche sulla mente del soggetto; infatti le conseguenze della bulimia sono soprattutto psichiche.

Ma in che modo incidono sulla psiche? Queste persone vivono continuamente nel timore di poter perdere tutto e quindi vogliono avere il controllo (talvolta anche maniacale) dell’ambiente che le circonda. Manifestano una forte tendenza al perfezionismo, quasi ossessivo, nei confronti delle diverse situazioni che vivono. Per star bene con sé stessi, devono quindi avere il controllo del mondo e pertanto di si autoconvincono che, attraverso il controllo del peso, possono riuscire a controllare tutto il resto che li circonda.

Purtroppo questo errato meccanismo della mente, li porta a pensare che mentre il cibo è il mezzo necessario per colmare un vuoto esistenziale, il vomito è l’unico comportamento attuabile per controllare il peso, e di conseguenza il resto del mondo. Ovviamente con gravi danni sia per la psiche che per il proprio corpo.

Bulimia maschile

I problemi riguardanti l’anoressia nervosa e la bulimia, solitamente vengono riferito al genere femminile, in quanto si ritiene che i disturbi del comportamento alimentare siano una prerogativa delle donne; in realtà, dati e statistiche, ci stanno dimostrando che, anche l’universo maschile non è immune a questo evento. Possiamo quindi affermare che esiste una bulimia maschile?

Bulimia maschile

I dati emersi: dal 5 al 10% di casi di bulimia maschile

Sicuramente, si è più propensi a parlare di bulimia al femminile, immaginandoci giovani donne, prima abbuffarsi e poi mettere in atto meccanismi di svuotamento del cibo (vomito indotto), per mantenere il loro peso forma. Ma i dati emersi, devono farci riflettere; infatti circa il 5-10% dei casi di bulimia sono riferito all’universo maschile, ad uomini (giovani ed adulti) che vivono questo disturbo e che a differenza delle donne, non è facilmente diagnosticabile.

Ciò accade perché, se per le donne il primo sintomo della presenza di un disturbo alimentare, potrebbe essere l’assenza del ciclo mestruale, per gli uomini, non abbiamo nessun evidente campanello di allarme, e pertanto diventa difficilissimo diagnosticare la malattia in via preventiva ossia in tempo, riconoscendola quando poi è in fase avanzata. A differenza delle donne, la bulimia maschile non si manifesta nella fase puberale, ma un po’ più tardi anche se è comunque legata all’accettazione e al cambiamento del proprio corpo.

Tuttavia mentre le ragazze cercano l’eccessiva magrezza, i maschi in realtà, cercano solo di mettere massa e migliorare il loro aspetto fisico; quindi non parliamo di un vero ideale di bellezza ma di “vigoressia” ovvero la ricerca di virilità. E la bulimia maschile, pare essere un modo per cercare questa virilità e vincere la competizione con gli altri.

Bulimia maschile, il rapporto fra il cibo e il corpo

Come si manifesta la bulimia maschile? I segnali e i sintomi, sono praticamente uguali sia per gli uomini che per le donne. Stiamo parlando infatti di un grave disturbo del comportamento alimentazione, caratterizzato da una tendenza autolesionista, unita all’ossessione di tenere sotto controllo il proprio peso.

Una delle forme di autolesionismo è legato all’alimentazione smodata, ovvero l’ingestione di grandi quantità di cibo, soprattutto dolce e poi la messa in atto di un comportamento compensativo, ovvero il vomito per “eliminare” il cibo ingerito, oppure praticare un’attività sportiva intensa e frenetica. Nei casi di bulimia maschile quindi, il corpo dell’uomo diventa il mezzo per comunicare e per esprimere sicurezza e disagio. Il controllo del cibo e la frenetica attività sportiva, diventano un modo per sentirsi sicuri.

Inoltre, l’ambito della moda e della televisione, che esteriorizza modelli da imitare, evidenzia sempre più spesso un ideale di uomo magro e in perfetta forma, che fa uso di creme e che cura il suo aspetto fisico, forse anche più di una donna.

Bulimia maschile: l’imbarazzo di chiedere aiuto

Purtroppo, sempre più spesso parlare dei problemi quali la bulimia, soprattutto quando questa colpisce gli uomini, diventa molto imbarazzante e quindi la richiesta di aiuto tarda ad arrivare. La bulimia, inoltre si nasconde “meglio” rispetto all’anoressia e quindi le persone colpite, tendono a rimanere anonime per molto tempo, prima che il disturbo si manifesti a tutti. Rispetto alle donne, la bulimia maschile viene vissuta con maggior vergogna dagli uomini, tanto che essi affrontano la malattia con modalità diverse, sentendosi molto a disagio ed impotenti dinanzi al fenomeno.

Ma cosa accade nella mente di un uomo, per ammalarsi di bulimia? Sicuramente, i giovani d’oggi sono maggiormente disorientati rispetto al passato e si trovano sempre più spesso a ricercare un ruolo ed un compito che prima gli veniva affidato dalla stessa società.

Tali uomini, devono fare i conti con l’emancipazione femminile e confrontarsi con essa, pertanto dinanzi a questo nuovo modello di donna, si sentono spesso intimoriti e spaventati, tanto da utilizzare il cibo come mezzo su cui trasferire le proprie angosce e paure. Comunque in tutti i casi di disturbi del comportamento alimentare e quindi anche di bulimia maschile è necessario intervenire in tempo e rivolgersi ad uno specialista in materia che possa stabilire la terapia adatta al problema.

Bulimia e gravidanza

La gravidanza è uno dei momenti più importanti e complessi per la vita di una donna, dove la stessa va incontro ad una serie di cambiamenti fisici e psicologici. Vi sono delle situazioni in cui la gravidanza può essere ostacolata o addirittura resa difficile da un disturbo del comportamento alimentare. Ma quale rapporto esiste fra bulimia e gravidanza?

Bulimia in gravidanza

La ricerca

Di bulimia certamente ne avrete sentito parlare, in quanto essa è considerata uno dei disturbi legati all’alimentazione più diffusi (insieme anche all’anoressia) fra le popolazioni giovanili, colpendo principalmente il sesso femminile, ma non risparmiando (soprattutto negli ultimi anni) anche il genere maschile. Nel caso specifico, parlando del rapporto fra bulimia e gravidanza, ci riferiamo ovviamente alla donna e agli effetti negativi che questa patologia può avere sul suo corpo e sulla sua psiche.

Secondo uno studio condotto dal King College di Londra, chi soffre o ha sofferto di problemi di bulimia può avere serie difficoltà nel rimanere incinta, in quanto la capacità di fertilità della donna, diminuisce fortemente. La ricerca, che indagava appunto sul rapporto fra bulimia e gravidanza, effettuata su un campione di 11.088 donne incinte, ha analizzato le condizioni di vita e di famiglia antecedenti alla gravidanza, facendo emergere che circa il 40 % delle donne che soffrivano di bulimia e anoressia, avevano impiegato più di sei mesi prima di rimanere incinte, a differenza delle altre che non avevano avuto disturbi legati all’alimentazione.

E di queste, circa il 6% si era stata costretta a sottoporsi ad un trattamento per la fertilità. Tuttavia le problematiche legate al rapporto fra bulimia e gravidanza, riguardano anche le gravidanze indesiderate e l’atteggiamento negativo che si sviluppa nei confronti di questa.

I problemi più evidenti: prima della gravidanza

Le difficoltà legate alla bulimia, si possono dividere in due ambiti: prima della gravidanza e durante la gravidanza. Nel primo caso, come ovvio la principale conseguenza è l’infertilità legata innanzitutto agli squilibri alimentari, a fenomeni di disidratazione e al fatto stesso, che se il corpo della donna non ha abbastanza grasso, di solito la gravidanza non riesce proprio a partire. Inoltre il cattivo rapporto con il cibo, può essere “ereditario” nel senso che i bambini possono imparare e di conseguenza imitare, ciò che fa la madre, osservando il suo “rapporto” con il cibo.

La gravidanza comporta una certa consapevolezza sia fisica che emozionale e non sempre la donna affetta da disturbo di bulimia è in grado di reggere tale situazione, legata al cambiamento del corpo e alla difficoltà di ritornate poi al peso iniziale.

Tutto ciò potrebbe essere peggiorato dalla “depressione post-partum” un evento che colpisce circa il 20% delle donne che diventano madri e che, dinanzi ad un disturbo del comportamento alimentare, potrebbe solo aggravarsi. Infine avere un figlio è una grossa responsabilità, sia fisica che psicologica ed ogni donna dovrebbe essere “libera” da ogni condizionamento, prima di iniziare una gravidanza e quindi potersi dedicare completamente al nascituro. Sicuramente la presenza di una situazione di bulimia e gravidanza insieme, renderebbero difficile la gestione del rapporto fra la patologia e il bambino, sottraendo a quest’ultimo le cure necessarie.

Effetti della bulimia durante la gravidanza

Le altre conseguenze del rapporto fra bulimia e gravidanza, incidono direttamente sulla donna durante la gravidanza. Infatti, come già detto, la prima necessità della donna è legata all’aumento di peso che in presenza di un disturbo bulimico, potrebbe essere, un trauma di difficile sopportazione. Senza dimenticare che una donna incinta ha bisogno di un’alimentazione bilanciata e completa, per se stessa e per il feto e questo per chi soffre di disturbi bulimici è difficile se non impossibile.

La nutrizione è infatti importantissima, in quanto i bambini nati da madri affette da disturbi dell’alimentazione, hanno un’ elevato rischio di avere malformazioni e difetti, fra cui numerosi rischi: SIDS (morte acuta del bambino), basso peso alla nascita, crescita ritardata, problemi respiratori e promo fra tutti aborto spontaneo.

Infine un ultimo problema nel rapporto fra bulimia e gravidanza è legato al vomito, che nelle donne incinte è un fenomeno del tutto naturale, ma che nel caso di donne affette da bulimia, questo potrebbe essere un comportamento indotto o addirittura accentuato, creando dei gravi danni alla propria salute e a quella del bambino. Senza considerare che la donna potrebbe utilizzare strumentalmente il vomito, facendolo passare per le classiche nausee della gravidanza. Si verrebbe così a generare un circolo vizioso, dal quale sarebbe poi difficile uscirne e addirittura condurre a termine la stessa gravidanza.

Per tanti e tali motivi è opportuno, prima di intraprendere una possibile gravidanza, parlare dei propri disturbi alimentari (con professionisti competenti) ed affrontare un percorso non solo fisico ma anche psicologico e riuscire a liberarsi del problema. E solo dopo, iniziare a valutare la possibilità di avere un figlio.

Bulimia senza vomito

La bulimia è una malattia che rientra nei disturbi del comportamento alimentare. Normalmente questa patologia è caratterizzata da episodi di grosse abbuffate e da meccanismi atti ad eliminare il cibo ingerito, ossia il vomito. Tuttavia, anche se è raro, vi possono essere situazioni di bulimia senza vomito.

Bulimia senza vomito

Sottotipi di bulimia

Rispetto agli episodi classici di bulimia accompagnati da meccanismi per espellere il cibo (vomito, ma anche l’uso di lassativi), la bulimia senza vomito è più insidiosa e difficile da riconoscere. Infatti il soggetto bulimico classico, è spesso sottopeso proprio perché all’abbuffata segue sempre l’eliminazione del cibo e con ciò, il bulimico riesce a tenere sotto controllo l’aumento di peso. Invece nei casi di bulimia senza vomito, la persona mantiene il suo peso o addirittura lo aumenta. Quindi, è molto più difficile individuarne i casi e poter intervenire.

A questo punto possiamo affermare che la bulimia si divide in due sottotipi:

  1. bulimia con condotte di eliminazione dei cibi, che rappresentano più dell’80 % dei casi;
  2. bulimia senza condotte di eliminazione , un po’ più rare, ma comunque in diffusione.

Tuttavia c’è da fare un’osservazione. Il bulimico vive nella costante ossessione di controllare il proprio peso corporeo, ma allo stesso tempo non può fare a meno di sottoporsi all’ingestione di cibo per colmare i vuoti interiori. Quindi , negli episodi di bulimia con vomito è chiaro come questo meccanismo si realizza perfettamente: il soggetto bulimico prima mangia e poi vomita.

Ma cosa succede invece nei casi di bulimia senza vomito? Come fa il soggetto a ristabilire il suo peso? In queste situazioni, la compensazione avviene attraverso due misure alternative al vomito: il digiuno forzato e l’attività fisica eccessiva.

Meccanismi compensatori: digiuno forzato e attività fisica eccessiva

Il digiuno forzato è quindi un meccanismo di compensazione che il bulimico mette in atto per mantenere il suo peso; quindi prima si abbuffa con grande voracità e poi si impone lunghi periodo di digiuno, per ridurre o mantenere il proprio peso. Nel caso dell’attività fisica eccessiva invece, essa diventa un meccanismo patologico di compensazione quando da normale si trasforma appunto, in eccessiva.

Un esercizio fisico è pertanto eccessivo quando diventa dannoso per l’organismo, quando interferisce con le normali attività quotidiane, quando viene praticato in luoghi ed orari inappropriati e quando crea problemi allo stato generale di salute. Solitamente il soggetto affetto da bulimia senza vomito, fa in modo che in seguito alla abbuffata, debba seguire un periodo di digiuno forzato, accompagnato da un eccessivo esercizio fisico.

Purtroppo, essendo situazioni abbastanza celate, diventa davvero difficile interpretare la richiesta d’aiuto del soggetto bulimico, e pertanto un repentino intervento.

Le differenti cause della bulimia

Se i sintomi della bulimia e dei disturbi del comportamento alimentare sono piuttosto chiari, restano invece ancora sconosciute le reali cause che portano un soggetto a diventare bulimico. Infatti la bulimia senza vomito o con esso, non è solo un problema legato al cibo, ma anche a situazioni di stress, di nervosismo, di emozioni negative come tristezza e rabbia.

La scelta di vomitare piuttosto che quella di digiunare o altro è solo un modo per allentare l’ansia che attanaglia la mente del bulimico e che crede, in questo modo, di tenere sotto controllo anche la propria vita. Pertanto non esiste un’unica causa, ma diversi fattori possono determinare una crisi bulimica. Per esempio:

  • Fattori culturali, dettati dall’immagini di donne magre che ostentano la loro bellezza come un mezzo necessario per affermarsi nella vita;
  • Fattori ereditari, dovuti al fatto che all’interno dello stesso nucleo familiare, altri soggetti ne possano soffrire (la madre, la sorella);
  • La personalità del soggetto bulimico che vive costantemente in rapporto conflittuale con il proprio corpo, che ha forti sbalzi di umore e che non riesce a controllare i suoi impulsi negativi, tanto da trasformarli in comportamenti compulsivi (abbuffate, seguito da vomito, digiuno, attività fisica eccessiva…)

Ma si può guarire dalla bulimia senza vomito? Come tutte le malattie del disturbo del comportamento alimentare, anche dalla bulimia (con o senza vomito) si può guarire, ma il percorso è piuttosto lungo e difficile. E’ necessario, sin da subito l’ intervento terapeutico di una équipè, formata da medici, nutrizionisti e psicologi, in grado di ristabilire il normale equilibrio psicologico e fisico del paziente.

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